Il cantiere delle donne L'Aquila
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il laboratorio
come
piccole
tracce
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Marina consuma la sua giornata tra il lavoro, le cose di casa, il cane, l’attesa di contatti telefonici con la figlia e il figlio e le sue due passioni: la campagna e la costruzione di bigiotterie con i materiali di recupero e merletti.
E’ vedova da 20 anni.... “Ho 2 figli molto impegnativi! Ora vivono per conto loro con rispettivo compagno e compagna in città diverse, perciò il contatto con loro è soprattutto telefonico”. Non ha una ricca vita sociale, le piace stare sola, difficilmente va oltre il perimetro del luogo di lavoro e dei territori ad esso collegati.
E’ assistente sociale e ha lavorato sempre con passione ma ora si sente stanca: “il mio lavoro ti immerge continuamente in situazioni difficili...la percentuale di soluzioni ottimali non compensa lo stress emotivo, intendo quello che l’istituzione pubblica, con la burocrazia e inefficienze varie, determina. I territori che percorro sono abbastanza tristi perché sono quelli del terremoto di Amatrice ma quando torno a casa trovo i luoghi dell’anima: l’orto, le galline, i conigli. Continuo ad andare sul piccolo colle dove da bambina salivo con le mie sorelle per raccogliere erbe e frutta selvatica.... (si commuove), quindi mi vivo un miscuglio di emozioni tra passato e presente”.
Ritorna positivamente alle sue passioni “la campagna, gli animali e inventare con le mani oggetti da materiali di risulta.
Mi aiuta a rasserenare la mente...è una sorta di contemplazione: assemblare materiali per creare una cosa nuova è catartico per me”.